Tasca racconta la Bassano di ieri e di oggi

E’ stato sindaco della città molti anni fa, ma ha ancora le idee chiare riguardo a cosa fa bene al centro storico e ai suoi quartieri.

Tasca racconta la Bassano di ieri e di oggi
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Tasca racconta la Bassano di ieri e di oggi

Ha fatto il sindaco dal 1986 al 1995 dopo una gavetta di 6 anni come vicesindaco. Gianni Tasca, alias «Gianni Scarsea» come lo aveva soprannominato l’avvocato-fustigatore Mario Dalla Palma, cantore dei pregi e difetti dei bassanesi più in vista, ex democristiano («ma di sinistra, moroteo» ribadisce), una vita da assicuratore, adesso è fuori dai giochi di «una politica in cui non mi riconosco più. Abbiamo bisogno di politici che infondano fiducia, senso del dovere e solidarietà invece stiamo vivendo uno dei momenti più bui soprattutto per chi ha avuto la fortuna ed io sono fra questi, di non aver mai conosciuto la guerra. Qui si sta diffondendo l’odio, la caccia al diverso dando dei modelli falsi ai nostri giovani. Altro che confronto civile sui temi d’attualità, il lavoro, l’emergenza criminalità, il futuro dell’Europa. Solo fake news e odio che non porta da nessuna parte né crea posti di lavoro di cui in questo momento l’Italia ha bisogno come l’aria che respira».

Bassano è una città razzista?

«Mi auguro di no però anche qui si sta diffondendo un’emergenza immaginaria alimentata da chi continua a rinfocolare le paure senza risolvere i problemi ma ingigantendoli. A tal proposito ricordo cosa diceva Goebbels, Ministro della Propaganda del Terzo Reich: “Se dici una menzogna anche enorme al popolo e continui a ripeterla prima o poi il popolo ci crederà”. Purtroppo anche qui da noi, in una città che ha sempre fatto della solidarietà il suo distintivo e che ha vissuto sulla sua pelle la tragedia di due guerre, qualcosa sta cambiando. Spesso si addossano le colpe della crisi agli ultimi innescando un’inutile battaglia fra poveri che ci vede tutti sconfitti».

Fra l’altro il volontariato è stato il fiore all’occhiello delle due amministrazioni targate Tasca.

«Mi sa di sì. Da sindaco ho aiutato a nascere tre cooperative con la creazione di decine di posti di lavoro: la Ferracina, Bassano Solidale e Avvenire per l’inserimento delle persone disabili. Ero allora e lo sono tuttora convinto che non sono i soldi ma il lavoro che dà dignità alle persone».

Politicamente cosa manca in questi frangenti per uscirne?

«Un confronto civile su programmi e progetti, un partito di moderati ma soprattutto persone competenti. Ed in questo governo gialloverde non ne vedo molte. Gestire un Comune, ed ancora più in grande lo Stato, è come gestire una famiglia; se uno indebita la famiglia mette sul lastrico i figli, se lo fa lo Stato manda in fallimento i giovani. E noi siamo il Paese europeo con il più alto debito».

Un giudizio poco benevolo sull’attuale governo.

«Lega e M5S dicono tutto ed il contrario di tutto: una iattura per gli italiani. Questo governo in perenne campagna elettorale è maggioranza e minoranza; con le sue sparate è riuscito a portare spread da 100 a quasi 300 con milioni di interessi passivi sprecati: tanto a pagarli saranno gli italiani con le tasse: meno assistenza, meno sanità, meno opere pubbliche».

Quindi è contrario a quota 100 ed al reddito di cittadinanza.

«Se fossero stati plasmati sui cinque anni avrebbero fatto meno danni».

Perché ha fatto il sindaco?

«Quasi per caso. Non ero un doroteo ma un moroteo, quindi della corrente democristiana di minoranza; il sindaco di allora Antonio Basso era dimissionario per motivi di salute, la maggioranza si spaccò ed io ebbi l’appoggio del senatore Pietro Fabris. Erano altri tempi: prima di arrivare dovevi fare tanta gavetta perché esisteva la selezione. I partiti sceglievano i loro rappresentanti dalla base con i congressi locali, provinciali, regionali e nazionali ogni due anni. Ciò creava dibattito, confronto: era il miglior metodo democratico per selezionare la classe dirigente. Diciamoci la verità dal ’92 in poi con la nascita della Lega, di Forza Italia e poi i 5 Stelle ciò non è più avvenuto perché abbiamo avuto solo partiti padronali: chi si iscriveva sapeva di non arrivare mai al vertice in quanto c’era già un capo. Ciò non ha più consentito di creare una classe dirigente per il Paese che ora è davvero scadente».

Non è andata meglio a sinistra.

«La fusione a freddo fra Margherita e Pds non si è mai concretizzata perché la componente cattolica non è mai stata accettata da quella di sinistra con un finale clamoroso: Renzi prende oltre il 40% alle europee ed immediatamente parte il fuoco amico perché non è di sinistra. I voti non hanno un volto: bisogna saperli intercettare altrimenti a comandare sono gli estremi come sta avvenendo».

Lei ha lasciato presto la politica.

«Il lavoro mi occupava oltremodo. Comunque ho messo in piedi l’associazione Politica in Regola di cui è presidente Giorgio Strapazzon con cui ho cercato di trasferire un po’ della mia esperienza ai giovani che si avvicinavano alla politica. Lo si è fatto anche con proposte concrete come la Smart City presentato da Ilvo Diamanti al Pirani da cui è nato quel grande progetto con l’Università di Padova per tre quartieri (Sant’Eusebio, Merlo e San Vito) autonomi dal punto di vista energetico che è in via di progettazione da parte di questa Amministrazione».

Il primo provvedimento nel caso fosse rieletto sindaco?

«Sistemerei dal punto di vista informatico gli uffici comunali con una piattaforma digitale. Quindi farei la quarta piazza di Bassano all’interno dei giardini Parolini con la demolizione della scuola Vittorelli congiungendo le piazze eliminando la strettoia di discesa Brocchi. Come? Non lo so. Ma bisogna avere il coraggio della progettualità».

 

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