"Rispetto dei principi non negoziabili"

I fedeli del Movimento mariano alla Marcia delle famiglie a Verona con Mirco Agerde.

"Rispetto dei principi non negoziabili"
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I fedeli del Movimento mariano Regina dell'Amore a Verona alla Marcia delle famiglie. Con loro anche il presidente Mirco Agerde: "Rispetto dei principi non negoziabili".

"Rispetto dei principi non negoziabili"

«Sono molto contento dell’esito del congresso. Lo spessore culturale era elevatissimo e aver fatto parte della cinquantina di relatori è stato un momento importante. Non solo per me, ma anche per la visibilità che il Movimento ha potuto avere». E’ emozionato Mirco Agerde, presidente del Movimento mariano Regina dell’amore che ha avuto modo di partecipare alla tre giorni scaligera - dal 29 al 31 marzo - in occasione del «Congresso delle famiglie». E fra manifestazioni e contromanifestazioni e politici in una città blindatissima, Verona si è trasformata nell’ombelico del mondo nel quale - armati delle parole di San Paolo - è stata fatta la «Buona battaglia della fede». Il Movimento ha risposto con l’organizzazione di otto pullman, fra questi due da Schio, più tutte quelle persone che hanno raggiunto la città con i mezzi propri. Se Agerde è stato il grande protagonista dell’incontro di sabato pomeriggio, i numerosi fedeli hanno fatto sentire e vedere la propria presenza nella marcia di domenica. Agerde ha consegnato una bozza di proposta di legge per il «Reddito alle madri casalinghe italiane» e i rappresentanti del Movimento hanno fatto sentire tutto il loro appoggio.

Nomi importanti a tutela della famiglia naturale

E non poteva certo mancare un accenno ai grandi nomi come Toni Brandi, Pro-vita, Jacopo Coghe (Generazione famiglia), Massimo Gandolfini Comitato Family day, ma anche l’incontro con don Matteo Graziola, parroco a Rovereto dove gli anarchici gli hanno bruciato la porta della parrocchia perché «reo» di andare a pregare davanti agli ospedali nei quali si pratica l’aborto. Al termine della messa nella chiesa di Santa Teresa a Verona poi, l’incontro con Gabriele Falconi, ginecologo che si sta battendo per il seppellimento dei bambini mai nati. Senza dimenticare i nomi della politica per i quali Agerde sottolinea grande affinità di vedute pur non sposando alcuna causa politica.

Le parole di Mirco Agerde

«Noi facciamo pressione alla politica - riprende - proprio per il rispetto dei principi non negoziabili».
Reddito alle madri italiane. Un’idea con profonde radici cristiane.
«E’ un documento che trova le proprie fondamenta nella lettera che papa Giovanni Paolo II aveva scritto alle famiglie nel 1994 proprio “parlando del lavoro in riferimento alla famiglia. E’ giusto sottolineare l’importanza e il peso dell’attività lavorativa delle donne all’interno del nucleo famigliare: essa deve essere riconosciuta e valorizzata fino in fondo. La maternità, con tutto quello che comporta di fatica, deve ottenere un riconoscimento anche economico almeno pari a quello degli altri lavori affrontati per mantenere la famiglia in una fase così delicata della sua esistenza”».
E’ stata anche una «vetrina» molto importante per voi.
«Certamente, è stato un momento di grande riconoscimento per noi, è stata come l’ufficializzazione del nostro peso specifico, un peso che va ben oltre i confini di Schio e del Veneto, tant’è che anche la Russia di Putin guarda alla nostra regione con interesse rispetto all’attenzione della fede».
Cosa porta a casa da questo congresso, oltre all’entusiasmo di cui parlava all’inizio?
«Innanzitutto il dover tornare a parlare di famiglia oggi sembra quasi un paradosso, ma purtroppo non è così. Di sicuro sarei stato più duro nei confronti della legge 194 che sembra essere ancora oggi un totem intoccabile. Questi sono temi forti su cui ci si divide e occorre che le persone prendano una posizione. Bisogna avere il coraggio di dire, come ha fatto il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, che l’aborto è un delitto di Stato. Purtroppo viviamo nella dittatura del pensiero unico, per cui siamo ancora qui a dover discutere di cosa sia famiglia e cosa no».
Lei infatti nel suo intervento alla Gran Guardia ha parlato di uno dei paradossi del nostro tempo.
«Uno dei paradossi del nostro tempo è il feroce accanimento contro la vita nascente, ostacolata, manipolata e distrutta. Si potrebbe dire che è in atto una vera e propria "guerra" contro gli embrioni e i bimbi non nati, che vengono eliminati con la crudele pratica dell’aborto. La scienza medica, concepita per essere di sostegno alla salute dell’essere umano, è diventata strumento di morte verso gli esseri più piccoli ed indifesi, quali sono le creature umane in gestazione nel grembo materno. Per non parlare della manipolazione della vita nascente, un altro flagello che colpisce l’essere umano moderno. La selezione dei gameti maschili e femminili, la conservazione e lo scarto degli embrioni, sono gesti disumani. L’uomo, tramite un utilizzo distorto della biomedicina, ha travalicato il limite del concepimento della vita umana, che da sempre ha assunto un valore sacro ed inviolabile. Questo non significa un rifiuto della scienza medica, ma è indispensabile porre quei limiti necessari quando essa propone la selezione o la repressione della vita umana nascente. Al di là del dibattito etico-religioso se l’embrione debba essere considerato o no “persona”, in nessun paese viene trattato come mero materiale biologico di cui disporre come qualsiasi altro tessuto del corpo umano. In Italia la manipolazione degli embrioni è proibita espressamente dalla legge 40 sulla fecondazione assistita, un fatto che è lamentato dalla maggior parte della comunità scientifica. Gli embrioni cosiddetti sovrannumerari – che in linea di principio non dovrebbero neppure esistere, dato che la legge 40, poi smontata pezzo per pezzo da numerose sentenze, imponeva di impiantare nell’utero della donna tutti quelli ottenuti in laboratorio – sono in realtà migliaia conservati nei congelatori dei centri per la fecondazione assistita. Già da tanti anni il congelamento è stato praticato quale misura di recupero del “materiale” buono avanzato dal ciclo della fecondazione artificiale. Oggi la vita sembra divenuta parte di un processo produttivo che risponde alle leggi dell’economia, di una scienza che tutto sa, tutto guida, e pretende di fornire di quanto accade, anche la giustificazione più soddisfacente. Il bisogno, come forma prosaica del desiderio, sembra acquistare un credito morale, e riceve copertura giuridica, quali che ne siano le conseguenze immediate e future. Che il procedimento di fecondazione artificiale producesse anche la distruzione o il congelamento di embrioni umani vitali, non ha impegnato le coscienze di politici, moralisti, bioeticisti e benefattori dell’umanità, affaccendati nella ricerca di qualche utile di varia natura compreso quello che viene dal mercato della eugenetica, della ideologia libertaria o in una parola, della politica come ricerca di consenso».

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