Caso Pedemontana: l’epilogo dopo l’inferno

Dopo gli sviluppi dell’intricata vicenda nei giorni scorsi, parlano gli abitanti di Vallugana che da tempo denunciano i problemi derivanti dagli scavi.

Caso Pedemontana: l’epilogo dopo l’inferno
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Caso Pedemontana: l’epilogo dopo l’inferno

L’ordinanza della Procura della Repubblica di Vicenza per il sequestro del cantiere della galleria di Malo  è stata notificata lo scorso 4 Luglio al concessionario della «Spv». L’ipotesi di reato è «frode nell’esecuzione della galleria, a danno della Regione Veneto, per utilizzo di materiali non marchiati «CE» e miscele di calcestruzzo diverse da quelle previste dagli elaborati progettuali». Mentre le indagini fanno il loro corso, nella quiete ritrovata della Vallugana le case non tremano più, le famiglie tornano a riposare e nessuno tossisce a causa delle polveri. Non c’è più il rumore delle ventole come sottofondo o dei cingoli della ruspa che fino alle 22 non smetteva di lavorare, non ci sono più i valori di PM10 e PM2.5 che, a detta dei residenti, impedivano di aprire le finestre la sera. L’inferno, per ora, non c’è più: il cantiere è stato sequestrato.

«In questi anni in cui la comunità di Vallugana è stata violata da perfetti sconosciuti e abbandonata da coloro che avevano promesso di proteggerla, abbiamo imparato quanto l’unione faccia la forza. In questi anni non abbiamo mai smesso di difendere la valle che tutti amano e conoscono per la sua tranquillità e purezza, non abbiamo mai perso la speranza che un giorno giustizia venisse fatta».

Sono queste le dichiarazioni degli abitanti che da tempo protestano attivamente contro la grande opera. Il Comitato Vallugana di Malo ritiene che ciò che emerge dalle intercettazioni sia a dir poco agghiacciante: operai spaventati dai continui crolli della volta della galleria e dalle infiltrazioni di acqua durante le piogge che «entrava da tutte le parti», l’utilizzo di materiali non conformi. I cittadini del Comitato esprimono tutta la loro solidarietà a quegli operai che erano costretti a lavorare in condizioni cosi precarie e al tempo stesso si dichiarano per nulla sorpresi: tutto ciò sarebbe perfettamente in linea con quello che loro stessi avrebbero denunciato per quasi due anni.

«Abbiamo vissuto l’impotenza di vedere le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente non rispettate e alle nostre segnalazioni non vedere un seguito. In quanti sanno che il Ministero aveva previsto che il materiale di scavo non potesse uscire dalla galleria durante la notte e invece i mezzi di cantiere per mesi per tutta la notte hanno continuato (eccome!) a trasportarlo all’esterno? In quanti sanno che le barriere (5 metri di altezza) previste dal Ministero sono state quasi raddoppiate in altezza dai cumuli di materiale di scavo sopra i quali camion e ruspe lavoravano H24? In quanti sanno che per questi cumuli, oltre ad aver subito i rumori dei mezzi di cantiere (spesso anche superiori ai 70dB H24 7 giorni su 7), abbiamo respirato tutte le polveri che ovviamente le barriere non potevano contenere? In quanti sanno che il Comune di Malo ha concesso una deroga ai rumori fino a 70dB H24? In quanti hanno provato a vivere con 70dB di giorno e di notte? Ed e’ chiaro che questa deroga ha concesso anche le esplosioni tutta la notte a orari variabili anche per due o tre volte consecutive? Abbiamo vissuto l’inferno: esplosioni che facevano tremare le nostre case e che avvenivano a tutte le ore e spesso senza preavviso acustico della sirena, fumi che fuoriuscivano a seguito delle esplosioni che rimanevano ad aleggiare in valle per tutto il giorno, odore acre nell’aria tale da non poter tenere aperte le finestre, neppure quando Caronte faceva toccare durante il giorno i 38-40 gradi, perché puntualmente verso sera quando l’aria rinfrescava c’erano le esplosioni. Per poter ottenere un seguito alle segnalazioni che puntualmente facevamo al Comune dei disagi summenzionati, siamo dovuti ricorrere ad un avvocato per la nostra tutela, il quale ha subito diffidato il Comune di Malo per la deroga concessa ai rumori notturni e presentando un esposto in Procura. Come per magia la delibera è stata revocata il giorno stesso della diffida. Possibile che ad un sindaco serva ricevere una diffida da un avvocato per tutelare la salute dei propri cittadini? Come può una comunità intera che sta vivendo tutto quello descritto sopra essere abbandonata a se stessa dalle istituzioni? Come può succedere tutto questo in una regione come il Veneto nel 2019?».

Un ultimo appello viene rivolto  ai media:

«Chiediamo almeno a loro di non dimenticarci e di includere anche noi nelle argomentazioni trattate e rimaniamo a disposizione per dimostrare tutto quello di cui abbiamo parlato con foto e video».

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