«Blu Max»: raggiunti vent’anni di avventura

Massimo Dalese, da San Vito d’Altivole a Granella per coronare un sogno che giorno dopo giorno gli regala grandi soddisfazioni.

«Blu Max»: raggiunti vent’anni di avventura
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«Blu Max»: raggiunti vent’anni di avventura

Sorride Massimo Dalese, titolare del locale «Blu Max», pensando a quando vent’anni fa è capitato a Tezze sul Brenta. Lui di San Vito d’Altivole, un paese della provincia trevigiana ai piedi delle colline asolane, non aveva nemmeno idea dove si trovasse la frazione di Granella. Come tutti i giovani della sua età (allora aveva 26 anni), era intraprendente e affamato di vivere nuove avventure. Aveva studiato alla scuola alberghiera e lavorava come cuoco in una birreria della zona: «Ho cucinato di tutto, ma non mi sono mai mosso dalla cucina. Non avevo mai spinato una birra. Poi un giorno la caposala che lavorava con me, mi ha proposto di aprire un locale tutto nostro. Siamo andati alla ricerca di un posto nelle zone di Asolo e Castelfranco, fino a quando una nostra amica di Rosà ci ha informato di un locale a Granella era in vendita. Appena visto, abbiamo capito che ci piaceva. Nell’agosto del 2000 l’abbiamo acquistato, il 7 febbraio 2001 c’è stata l’apertura. Si trattava di uno storico locale, il primo di Granella. Le persone di una certa età ricorderanno che per quarant’anni, dal 1957 al 1987, si chiamava “Dalla Beppa”. Poi ci sono state altre due gestioni e il locale si è chiamato “Rivé” e “Havana”. Infine, siamo arrivati noi».

Cosa ricorda di quei primi anni?

«La mia socia Marcella ha lavorato con me fino al 2004, poi è subentrato mio fratello Davide fino a quando nel 2012 ha aperto un locale tutto suo, il Bacca Nera caffè a Romano d’Ezzelino. Sin da subito, pensavo che sarei rimasto un paio di anni per poi cercare un’altra avventura. Invece mi sono trovato talmente bene che ho deciso di restare. Ora ho 47 anni e vivo sopra il locale, dal 2005 ho anche la residenza. Convivo con una ragazza del posto, Erika Suelotto e ho tre figli. Anche mia mamma da qualche anno si è trasferita a Tezze».

Cosa l’ha convinta a restare?

«Diciamo che il 95% dei clienti che frequentano il bar, li conosco tutti. Sono di tutte le età, dall’anziano che viene a fare colazione al giovane che viene a divertirsi».

C’è mai stato un momento in cui lei ha pensato di mollare?

«Nel 2013 c’è stato un incendio in cucina causato dal malfunzionamento della friggitrice. Proprio in quel momento era un periodo buio per motivi personali. Ma grazie alla mia compagna, siamo riusciti a superare questo scoglio».

Oggi come si presenta il suo locale?

«Il nostro è un bar birreria ma anche ristorante. Riesco ad abbinare le mie due grandi passioni che sono la birra e la carne. Ogni tre settimane facciamo delle cene a tema in base al periodo e alle situazioni. Tra queste occorre menzionare la “cena al rovescio”, dove si inizia con pagare il conto, il dolce e via via fino all’aperitivo. Oltre all’aspetto culinario, abbiamo collaborato con la squadra di calcetto e con il Motor Club di Tezze. Inoltre, per anni abbiamo organizzato assieme all’amico Massimo Fontana il Truck Driver, ovvero il raduno dei camion al parco dell’amicizia. Sempre nel nostro locale c’è la sede della tifoseria del calcio Tezze e quelli del Vicenza con il Club Biancorosso Tezze sul Brenta. Io sono un tifoso moderato della Juve dato che me l’ha trasmessa mio padre. Ma grazie ai miei clienti sono diventato un tifoso del Tezze e del Vicenza».

Come si vede nei prossimi venti anni?

«I miei figli stanno crescendo, mi piacerebbe che almeno uno di loro continuasse la mia attività. Se così sarà, mi vedrete ancora per un po’ dietro al bancone».

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